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Birds with skymirrors. Il mare nero dei danzatori-uccelli del Sud

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Birds with skymirrors. Il mare nero dei danzatori-uccelli del Sud

Nero. Nera la scena. Nera la luce. Neri gli abiti. In contrasto con la pelle nuda. Nero il petrolio che inghiotte il cormorano nel disastro del Golfo del Messico. Lemi Ponifasio porta a Romaeuropa Festival 2012 al Teatro Argentina uno spettacolo intenso, denso come il liquido nero che tutto inghiotte. Samoano, il coreografo cinquantenne fondatore della compagnia Mau, il mio destino, mette in scena una danza disperatamente elegante ed elegantemente disperata, una denuncia ecologica fatta in punta di becco. Proprio quel becco che luccica nella specie tropicale fregata. Ma non è il sole dei mari del Sud a brillare, è un pezzo di nastro magnetico rimasto impigliato nell’autostrada dei rifiuti dell’Oceano Pacifico. Corpi nudi si muovono come piccoli di uccello che aspettano il cibo o come se le ali non riuscissero a dispiegarsi; alcuni monaci eseguono una danza rituale correndo a piccoli passi spostando il meno possibile l’asse del corpo come se la testa volesse rimanere ferma e non seguire i piedi mentre le mani disegnano figure nello spazio; un gruppo di uomini esegue una sorta di haka, la danza degli All Blacks, da seduti, morbida e poco minacciosa, mentre la musica taglia lo spazio come una lama. Tre donne in lungo agitano una pallina bianca, una sorta di nebbia biancastra sale dal terreno. Schiene nude camminano verso di noi lasciando danzare i muscoli. La musica stride, dolorosa e sofferta. Viene voglia di scappare. Anzi no, si è inghiottiti e ammaliati. Un rito tribale, una preghiera, una denuncia, un urlo, mentre il cormorano cerca di uscire dalla sua trappola nera. La danza sembra bloccarsi e non potersi esprimere oltre. Angoscia, immobilità, agonia. E il potere dell’arte. La speranza. Oltre c’è il nero. Denso come la malinconia. Viscoso come la nostalgia di un mondo pulito.