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In fondo guardare la neve è come guardare le onde, ma fa più freddo

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In fondo guardare la neve è come guardare le onde, ma fa più freddo

Questo post è per le persone iperattive che credono che la meditazione non faccia per loro.

 

Sono una di quelle persone che fanno fatica a sedersi e meditare, non riesco a star seduta con quello che c’è perché la mente scimmia mi porta via, salta di ramo in ramo, viaggia, esplora, si arrovella, a meno che io non abbia fatto yoga prima o danza o qualcosa di fisico che mi abbia stancata al punto da rallentare le mie vritti, le mie onde pensiero.

 

Mi racconto che la meditazione va fatta con la vita, ma so che stare seduti è un allenamento a fare della propria vita un costante esercizio di presenza. Io però, credo di più, ma solo perché mi risuonano meglio, nelle forme di meditazione dinamica, camminata ad esempio, e nell’utilizzare i sensi, soprattutto il tatto per tornare al presente, al respiro, al cercare di essere nuovi.

 

Che la meditazione faccia bene è fuori di dubbio, che attivi parti del cervello responsabili della serenità e delle intuizioni, anche. Questa settimana ho praticato una forma dinamica e bellissima: guardare la neve. Che poi è come guardare le onde o le pale di un ventilatore.

 

Rallentare e guardare le onde mentre il sole del tramonto o dell’alba accarezza la pelle. Questa è la mia forma di pratica preferita. Ma in questi giorni di neve ho scoperto una nuova meditazione: guardare i fiocchi di neve, tutti diversi, ma simili, tutti bellissimi. Questo esercizio di meraviglia permette di stare con quello che avviene, di pacificare le emozioni, di godere del presente e di ancorarsi al puro piacere di osservare, respirare, toccare e vivere la neve.