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Il maestro di Cinema che si chiedeva sempre “Non so se è chiaro”

Gianni Rondolino

Il maestro di Cinema che si chiedeva sempre “Non so se è chiaro”

Da La Stampa, 10 gennaio, 2016

I suoi corsi all’Università cominciavano con «Effetto notte» di François Truffaut: l’aula 36 di Palazzo Nuovo, i vetri oscurati, diventava una sala e la magia del grande schermo rubava posto alle parole. Cosa meglio di un film sul fare cinema per appassionare gli studenti?
Gianni Rondolino, che avrebbe compiuto 84 anni mercoledì, è stato Professore ordinario di Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino dal 1971 al 1997 formando generazioni di cinefili. «Mi dispiace – diceva – che d’ora in poi non andrete più al cinema per piacere ma analizzerete piani sequenza e montaggio». Era sempre ironico e lieve, mai snob, con una risata inconfondibile, di quelle che allargano il cuore.

 

Le lezioni
Le sue lezioni su Renoir, Pasolini, Riefensthal, il neorealismo italiano, cinema e musica erano seguitissime. Mai fumose. «Non so se è chiaro» chiedeva preoccupato di non essere abbastanza didascalico. C’era un dialogo costante fra la storia del cinema e i film in sala, la musica, l’arte e la vita. Dal fuoco di «Cuore selvaggio» di Lynch a «Il viaggio nella luna» di Méliès; dalla danza di Uma Thurman e John Travolta in «Pulp Fiction» fino alla «Corazzata Potëmkin» di cui diceva sincero: «Lo so che conoscete questo film da Fantozzi». L’appuntamento era dalle 10 alle 12, tre giorni la settimana, fra il rigore dell’accademia, la piacevolezza del racconto, la magia d immagini e musica. Si allarmava per il futuro degli studenti: «Non posso aiutare nessuno di voi». Ma poi non era vero. Ne ha aiutati tanti. Sulla cattedra aveva un indimenticabile quaderno con «Gli orsetti del cuore» e sulla sedia il suo cappotto color cammello, sciarpa e cappello. Insegnava ad avere fiducia nelle proprie idee. «Non cominciate mai un discorso con secondo me. Siete voi a parlare, è ovvio».

 

Il festival Cinemagiovani
Nel 1981 ha creato quello che ancora oggi è il più grande regalo alla città: il Festival Cinema Giovani, coraggiosa scommessa alla scoperta di nuovi orizzonti cinematografici, oggi Torino Film Festival (Tff), secondo solo a Venezia. Nuovi linguaggi, nuovi registi e una passione viva e curiosa per tutte le nuove tendenze del cinema con retrospettive sulle molte «nouvelle vague» del mondo: «cinéma nôvo» brasiliano, cinema giapponese, cecoslovacco o ungherese. Dal piccolo festival di allora al festival diffuso di oggi cercando film e coinvolgendo i suoi studenti in un grande evento. Nel 2006 lasciò quell’avventura dopo alcuni dissapori con le istituzioni.

 

I registi
Non solo critici o docenti. Fra i suoi studenti ci sono anche persone che sono passate dietro la macchina da presa: Daniele Gaglianone, regista di documentari per l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza e di film come «I nostri anni», «Nemmeno il destino», «Pietro» fino a «Ruggine» del 2011 con Filippo Timi, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea e Valeria Solarino; oppure Guido Chiesa, regista de «Il partigiano Johnny», di «Io sono con te» e del recente “Belli di papà” (2015) con Diego Abatantuono. Era innamorato dei film non narrativi, strani, originali. Di sua moglie Lina, sempre al suo fianco. Dei figli Fabrizio e Nicola, morto 3 anni fa. Il giorno in cui Gianni Rondolino ha iniziato a spegnersi.
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