Onorare la fase del lombrico per far fiorire la terra
Lottare per ottenere
Cerchiamo, cerchiamo, fatichiamo, vogliamo essere viste e visti, incontrare un amore, fare andare bene un progetto, che qualcuno pubblichi il nostro romanzo, che venga ai nostri corsi, che veda i nostri spettacoli, che ci chiami per un lavoro, che ci chiami, che ci ami. Lottiamo e siamo tese e tesi e più lottiamo e meno succede.
Poi, esauste ed esausti, smettiamo di lottare e le cose arrivano. Quando non le aspettavamo più. Magari non tutte insieme ma qualcosa. Questo ci insegna che non abbiamo il controllo su nulla ma soprattutto che non vale poltrire e aspettare con rassegnazione ma dobbiamo lavorare sodo senza aspettare nulla. Poi, senza forzare, quando sarà il momento, senza sforzo, qualcosa accadrà. Ce lo insegna lo yoga, la mindfulness, il buon senso.
Quando lottiamo siamo come quel bambino impaziente che cerca di fare uscire prima la farfalla dalla crisalide ma, così facendo, la uccide.
Lasciare andare per fiorire
Invece di lottare dobbiamo imparare a onorare il tempo sapiente del lombrico. Sta sotto terra, non si vede, ma è un ingegnere che arieggia la terra, traccia solchi nuovi, vive un “tempo rivoluzionario” come ha detto Chandra Livia Candiani a un incontro sul tempo pre-creativo che poi è la vita stessa.
Lavoriamo, scaviamo, ci muoviamo, mischiamo i nutrienti della terra, fertilizziamo, produciamo humus, dissodiamo, trasformiamo materiali organici ripulendo l’ambiente e lasciando deiezioni preziose, lasciamo filtrare la luce, cambiamo il rapporto fra suolo, acqua e umidità per permettere ai fiori e ai frutti e alle piante tutte di crescere. Siamo il prima che permette il poi.
In attesa, pazienti, siamo lombrichi e amiamo la terra, scavando gallerie senza essere attaccati al risultato, senza pensare a chi le abiterà. Semplicemente procediamo, operai della terra, millimetro dopo millimetro. Il resto verrà.