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Viaggio in Mongolia, giorno 5: la magia della pioggia sulla duna

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Viaggio in Mongolia, giorno 5: la magia della pioggia sulla duna

Dopo una rifocillante colazione coreana con una zuppa di alghe e tofu molto buona, oggi viaggiamo verso le Khongoryn Els (le dune che cantano), montagne di sabbia accarezzate o meglio schiaffeggiate dal vento: sono alte 300 metri, larghe 12 km e lunghe 100 km. Sembrano quasi dipinte.

Qui è difficile rendersi conto delle distanze. Tutto sembra vicino e lontano allo stesso tempo.

Quando arriviamo piove, anzi diluvia. Ci chiudiamo nella gher che tiene bene la pioggia. Il pezzetto di cielo sopra viene di noi viene chiuso, che disagio. Guardo la porta piccola e penso all’inverno quando qui le temperature arrivano anche a -40° e nevica tantissimo. Siamo avvolti dal bianco della gher e dall’arancio dei pali disposti a cerchio sul soffitto che rappresentano il sole. La Mongolia è un viaggio meditativo e contemplativo, non puoi fare altro che stare e meditare, cercare l’agio nel disagio. Ma d’inverno, senza finestre, quando è buio presto o nevica, come si fa?

Il sole torna a splendere dopo un’oretta e si può andare a camminare sulla duna. Per fortuna la pioggia ha compattato la sabbia e non si affonda quasi. Adoro il calore della sabbia fra le dita e il cielo blu e il calore secco che schiarisce i pensieri. Sento un’energia potentissima.

La sera vediamo un istrice, un topo delle piramidi e una calotta di stelle che toglie il fiato. L’unico suono è il vento che viene da Nord. Sono grata al mio corpo che mi permette di essere qui. Sono grata per la meraviglia che mi circonda. Sono grata di poter condividere tutto questo.