Roma spiegata ai torinesi: qualche consiglio per vivere meglio la città
Da quando vivo più a Roma che a Torino, ho scoperto quanto sono torinese. Con tutti quei difetti, a cominciare...
Da quando vivo più a Roma che ...
Read MoreDa quando vivo più a Roma che a Torino, ho scoperto quanto sono torinese. Con tutti quei difetti, a cominciare...
Da quando vivo più a Roma che ...
Read MoreIl cinema in versione originale, magari con i sottotitoli in italiano, è sempre un’occasione da non perdere per entrare nell’atmosfera di un film.
Ieri, per summer edition dell’Aiace di Torino, al Centrale ho visto Cuatro mujeres descalzas (2005) dell’argentino Santiago Loza.
Quattro donne raccontano le loro angosce e i loro desideri in una Buenos Aires afosa e soffocante. Il clima denso, umido e appiccicoso sembra riflettere quello degli animi delle splendide interpreti.
Il film si apre sull’appartamento che Veronica (Maria Pessacq), la più infelice, sta lasciando per tornare a vivere con la madre: scatoloni, materasso per terra, parete di plastica trasparente per ridipingere. Un telefono per terra.
Se, come me, pensate che al cinema non si debba capire tutto e la trama non sia fondamentale, a meno che non si tratti di un giallo, Sette opere di misericordia dei fratelli De Serio è un film perfetto.
Le opere sono quelle corporali: dar da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.
Perché nel Vangelo di Matteo Gesù dice “In verità io vi dico: ogni volta che avete fatto questo a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
“Dovrebbero chiamarci guardatori di soffitti, non carcerati” recitano gli attori che, sdraiati sui letti, proiettano in alto il volto del figlio o della donna che amano o del loro passato libero. È uno dei momenti più toccanti del film dei Fratelli Taviani Cesare non deve morire vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino.
Si è appena conclusa al Cinema Massimo di Torino la proiezione del film con Paolo e Vittorio Taviani intervistati da Nanni Moretti.