Se sono qui è grazie a una gallina: il mio racconto di Natale
Ci sono storie di famiglia che hai sentito raccontare mille volte e accogli con una nuova sfumatura di sbuffo a ogni variante. E poi ci sono storie che non hai mai sentito e che arrivano come un regalo di Natale. A me è successo ieri sera.
Ero a cena con i miei genitori Gabriella e Piero e i miei zii Lucia e Luigi. Stavamo mangiando la bourguignonne e lo zio Luigi ha detto: “Io non mangio pollo”.
“Sai perché?” mi ha chiesto. “Non ancora” ho risposto.
Siamo nell’estate del 1944, in piena guerra. Luigi è nato nel ’42 e Piero nel ’43. Sono sfollati a Celle Enomondo, nell’astigiano, dove abita la famiglia di nonno Mario, che ha sposato nonna Orsolina, che non ama il suo nome e si fa chiamare Lina.
Luigi e Piero, sono in braccio a nonna Angiolina su una balla di fieno, sotto il portico, per ripararsi dal sole e dall’afa. Davanti a loro l’aia su cui è appena stato steso a seccare il granoturco.
D’un tratto una gallina, rimasta per errore fuori dal pollaio, si avvia decisa, veloce e vorace verso il mais.
Nonna Angiolina si alza di scatto con i due bambini per scacciarla e convincerla a tornare nella sua casetta. Mentre i tre inseguono la gallina in mezzo ai chicchi, uno spezzone incendiario, lanciato da un aereo, cade sul tetto, lo buca e incenerisce all’istante la balla di fieno.
Anche io sono viva grazie a una gallina.
Grazie Zio Luigi del racconto.