Le 10 cose da non dire a qualcuno che si è appena separato
Dicono che sia un lutto. Solo che la persona che non è più con noi è viva. Le separazioni sono un lutto col vivo. Tutto quello che sembrava funzionare non funziona più. I sorrisi sono diventati lacrime. L’entusiasmo è diventato sciatteria. Sono arrivate la rabbia, la paura, l’angoscia. E non hanno nessuna intenzione di mollarci, loro. Hai pensato “per sempre” e lo hai anche detto davanti a Dio e allo Stato, oltre a parenti e amici. Ti senti male perché stai tradendo tutti, prima di tutto te stessa e la tua fiducia in un futuro che non ci sarà, non almeno come lo avevi immaginato.
Il lutto e l’altalena impazzita
Stai vivendo un ‘esperienza di morte. La tua vecchia te non c’è più e neanche il tuo vecchio lui. E certamente neanche voi due all’inizio, quando bastava un tappeto di cartone per accendere i sogni. Tutti gli sforzi per ricucire, resistere, riparare sono vani. Si resta soli con il senso di fallimento, il dolore e la tristezza, ma a volte anche una scintilla di sensazione di libertà e voglia di ripartire. Se lo si fa senza che sia successo qualcosa che ci renda l’altro detestabile, lasciarsi è un’impresa difficile.
L’altalena delle emozioni e dei sentimenti sembra impazzire: va da una parte all’altra velocissima, schizzando in ogni direzione, ora si pensa “finalmente”, poi “non ce la farò mai”, poi “meglio così” insieme a “perché non ha funzionato?”. Tutto e tutto insieme. Frullato e centrifugato. Mentre non riesci a sentire quella canzone, andare in quel ristorante, vedere quel film o le immagini di quella città che avete scoperto insieme e che magari ora lui sta vivendo con chissàchi.
I dubbi e le onde
Se poi hai deciso tu, è la fine. Oltre al dolore, hai anche una mole di responsabilità e dubbi. Ma non puoi certo chiamare per dire “ciao, come stai, ora ho un dubbio”. Te li tieni, cerchi di non nutrirli, sapendo che tutto si muove a onde e che se ora fa male male, tra un po’ farà meno male e poi quasi bene, prima di rifare male male.
In tutto questo arriva il momento in cui lo comunichi ad amici e parenti E lì arriva il meglio. Tutti si sentono in dovere di dire la loro, non tanto per consolarti ma per partecipare e fare un po’ di “io, io, io” di cui tu faresti volentieri a meno.
La 10 cose da non dire mai
Ecco le cose che realmente mi sono state dette e che mi sono ripromessa di non dire quando qualcuno mi dirà che si è separato:
- “Mi dai un dolore tremendo”. E tu vorresti rispondere “Pensa invece come sto bene io”.
- “Eravate così una bella coppia”. E sì, da fuori è sempre tutto bellissimo, ma che ne sai delle nostre liti, dei nostri silenzi e del vuoto che si è creato? Da qui discendono anche le: “Eravate il mio modello di riferimento, la mia coppia preferita”.
- “Se non ce l’avete fatta voi, non ce la fa nessuno”. Simile alla 2.
- “Hai deciso tu, vero?” Detto con aria inquisitoria. Per poi aggiungere: “Lui sembrava così innamorato”. Ecco appunto. Sembrava.
- “Ma non te ne sei accorta prima?”. No, certo che no. Se me ne fossi accorta non mi sarei incastrata in un matrimonio-casa-lavoro-denaro-perchémaipoituttisiincastrano.
- “E lui come sta?”. “Chiedilo a lui”. Sto cercando di sentirlo il meno possibile, per non azionare il ciclo dei dubbi. Sono la persona meno indicata a cui chiederlo.
- “Hai un altro?”. Di nuovo lo sguardo è inquisitore. “Sì, con tutta calma, ho cominciato a vedere una persona ma sono un po’ sottosopra”. Lo sguardo diventa più esperto e compiaciuto, del tipo “Lo sapevo, c’è sempre di mezzo un altro”.
- “E lui ha un’altra?” Come la 6 ma più diretta nel generare sconforto, gelosia, disagio e altre altalene. E come la 7, quando il tuo sguardo si fa da cucciolo abbandonato. Solo così si può racimolare un po’ di pietà.
- “E lui dove sta ora?”. Come la 7 e la 8 ma con in più il potere di farti sentire in colpa perché tu stai a casa e lui chissà dove è finito.
- “Meno male che non avete figli”. Eh sì, che enorme fortuna essersi giocata gli ultimi ovuli quarantenni e claudicanti e non avere niente altro che il proprio ombelico di cui preoccuparsi ora, insieme alle rovine della casa e dell’anima ferita. Ormai, a furia di sentire tutti questi commenti una cosa l’ho imparata: la cosa migliore è riderci sù.