La seconda lezione di danza Bollywood su Bollywood Party
su la stampa, live blog Bollywood Party
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Ci riprovo.
Con l’ego incerottato, il menisco dolente e i muscoli della schiena a pezzi mi ripresento a lezione.
Arrivo con un po’ prima della mia ora di lezione (le 13.30) perché qui a Mumbai il traffico è così folle che devi sempre preventivare di partire con molto anticipo col risultato che alle volte arrivi veramente prima. E così puoi fare la cosa più bella: perderti a guardare cosa succede intorno: negozietti di frutta, verdura, incenso, chai, il famoso tè con latte e zucchero e spezie, carretti di banane, bimbi in divisa che tornano a casa da scuola, gente che attraversa la strada fermando le macchine, corvi in attesa, topi rapidissimi e tutta una varietà di spettacoli che l’India offre a ogni sguardo.
E poi non posso pensare alla reazione di Mabel a un ritardo in classe. Potrebbe incenerirmi.
Il solerte custode della Accademia di Saroj Khan (una piccola stanza con specchi, minispogliatoio, boccione dell’acqua e neanche un bagno) mi intercetta e mi fa accomodare.
Mabel sta facendo lezione a 6 ragazze, 5 indiane e una di Taiwan.
Mi saluta, mi fa accomodare e le ragazze partono via una coreografia un’altra, velocissime e stremate. Sono bravissime. Ogni tanto Mabel urla qualche “no”, “again” mentre il custode si è trasformato in dj. Ogni tanto una si ferma perché non conosce quel pezzo e poi torna per la musica successiva. Movimenti rapidi, precisi, espressivi, bellissimi.
Sono incantata. La lezione finisce. Le ragazze salutano la madre terra (questo si fa nelle danze classiche come nelle più nuove, si chiede scusa alla terra per calpestarla, prima e dopo la lezione) e Mabel mi dice di farlo con loro. Ubbidisco. Ora tocca a me. Loro si preparano a uscire. Toccano i piedi della loro guru (ecco cosa ho dimenticato la scorsa volta…) Alcune escono così come sono, una si cambia, una si barda in un burqa nero che lascia liberi solo gli occhi. Mi affascina che in un telo nero possa nascondersi una flessuosa danzatrice.
Vorrei dire loro: “Non mi lasciate sola con lei” ma… eccomi. A noi due, Mabel. Non distruggermi se riesci.
Ripartiamo dall’altra volta. “Devi sentire la musica, un-due-tre, uno-due, un-due-tre, uno-due.
Non mi ricordo molto anche se ho provato a casa. Sono pronta al peggio ma Mabel mi dice che ho capito i beats e ora si tratta solo di pulire. Non mi sembra vero. E infatti ecco una nuova serie di “no”, “again”, “you’re doing wrong” tra i quali brillano per la loro solitudine 2 o 3 “correct!” seguiti da un sorriso.
“Non pensare”
Sono tesissima. Ogni passo è veloce ed è speciale. Per essere più rapidi alcuni movimenti delle braccia partono dal gomito, qui è tallone e non punta. La testa guarda fisso, non sempre la mano.
A un certo punto Mabel mi guarda, mi chiede se ho mangiato (due banane a mezzogiorno) e ordina dei samosa con poco sale. La pausa telefonata la ammorbidisce un po’: “Devi sentire solo i piedi nel terreno sul ritmo, non pensare e lasciare che il movimento salga”.
Sì sì ci sta ma se penso solo al ritmo non ricordo un passo.
Appena mi rilasso e ho perfino un mezzo sorriso che intravedo nello specchio, arriva un’altro “no”, “you’re doing…” e mi fa vedere un movimento dei fianchi destra sinistra destra con i gomiti che vanno verso il basso, opposti. “Wrong” – tuona – e mi fa vedere una cosa che a me sembra uguale.
Non so se dirle che non vedo la differenza o lasciare stare e provare a fare come fa lei. Opto per la seconda. Va bene. Non so cosa ho fatto.
La complessità di Bollywood
A tutti quelli che pensano che la danza Bollywood sia facile, commerciale, divertente, semplice mescolare insieme tutte le altre danze per creare un pasticcio confuso da guardare con snobismo dico: “provate una lezione”. Non c’è nulla di scontato, nulla di facile e nulla di conosciuto. Se avere studiato danze classiche indiane ritroverete qualche mudra ma sicuramente sarete troppo rigidi, se avete praticato bellydance sarete troppo morbidi, se avete fatto hip hop sarete troppo ginnici, se avete fatto jazz sarete inespressivi e così via. Perché Bollywood è tutte le danze insieme ma nessuna in particolare. Una fusione in cui il corpo di trova a dover riscrivere tutto da capo. Come se dovesse dimenticarle tutte le danze che conosce peri imparare ad allenarsi partendo da… Bollywood.
La danza Bollywood, almeno quella che ho provato io in Italia e qui in India, non è uno scimmiottamento di mtv ma è un linguaggio nuovo, fantastico, fantasiosissimo, pieno di sorprese, che accoglie elementi diversi per creare qualcosa di personale e unico. Come nel masala, la miscela di spezie dei piatti indiani. Ma non è un mix colorato e kitsch, basta che sia. Per nulla: è un lavoro che richiede allenamento, muscoli reattivi, precisione nel tempo, velocità, espressione, ritmo, potenza (quanti salti), coordinazione massima, flessibilità e memoria.
Non mollo. Arrivederci alla terza lezione.