Le 10 cose che ho imparato in una settimana intensa di tango
Forse è colpa del cinema se al tango associamo tormento, struggimento amoroso, nostalgia. Ci sono certo, come passione, sensualità e malinconia ma oltre al “pensiero triste in movimento” c’è molto di più, anche dell’insospettabile allegria.
Dopo una settimana di studio di tango intensiva a Ischia con il Laboratorio Tango Baires con i meravigliosi Bruno Mayo e Cinthia Diaz, la mia idea di tango è molto più ampia.
Tango è stare cuore a cuore con un’altra persona, avvolta e accolta nell’abbraccio in una continua ricerca di dialogo, scambio e armonia.
Tango è diventare la musica che si ascolta insieme cercando di essere uno con la terra, il cielo, lo spazio e le altre coppie che ballano.
Tango è scoprire che con ogni partner si crea qualcosa di unico: con qualcuno scatta il riso o il sorriso, c’è chi ti fa imparare velocemente la tecnica perché balla bene, chi ti piace proprio sentire addosso e non pensi più a nulla, chi ti invita a continui aggiustamenti per trovare un modo di stare insieme, chi crea un continuo sottile gioco, chi comunica ansia, chi allegria, chi leggerezza. Ogni ballo è unico.
Tutto è tango, l’unicità di quell’istante in sui si balla, essere insieme nell’attimo, nella bolla dinamica del presente che sempre cambia. Tango è soprattutto ascolto, apertura, fiducia in sé e nell’altro.
In questa settimana ho scoperto o riscoperto che:
- Imparare non è un processo lineare, a volte tutto si aggroviglia e poi si distende in un attimo, a tratti è frustrante che vorresti mollare tutto, a tratti appagante che continueresti tutta la notte, a volte ti chiedi “che ci faccio io qui”, altre senti di essere nel posto giusto al momento giusto. Così funziona con l’imparare, così con la danza, come mi ha insegnato l’Odissi.
- Più si riduce la distanza maestri-allievi, per me soprattutto maestra-allieva, più il corpo si rilassa ed è disponibile ad imparare, più si sente visto senza giudizio ma con attenzione personalizzata e cura propositiva. Allora mangiare insieme, buttarsi insieme in piscina o al mare, fare una gita diventano condivisione e facilitazione di osmosi. Grazie Cinthia e grazie Patrizia per la vostra generosità e capacità di vedere e sentire.
- Sorridere o ridere, abitare la leggerezza, commuoversi per la bellezza e quel che ci sta dietro: le emozioni condivise facilitano l’imparare, sentirsi uno nel processo di scambio.
- Lo yoga è sempre con me e può essere mirato al tango con torsioni che preparano a dissociare e con equilibri che aiutano la postura e la ricerca dell’asse. Ballare tango allunga la colonna verso l’alto, mette spazio fra le vertebre, fa circolare il prana e permette ai chakra di respirare: la base si rafforza, il bacino si libera, il plesso solare si distende, il cuore si allarga, la gola si rilassa, il terzo occhio si apre e la corona punta al cielo.
- Ballare fa bene all’umore, rilascia endorfine, butta fuori tossine, fa uscire dagli schemi e dai pensieri, apre a nuove possibilità, stimola la creatività, mi avvicina al mondo dove voglio abitare: dalla parte della bellezza.
- No, coi tacchi non farò mai pace. Ogni scarpa mi fa male, anche il tacco 4 o 1. Ho i piedi molli, sensibili a tutto, antenne della vita. Continuerò a cercare scarpe e soluzioni, alternando tacchi alle orride “Luigi XIV” allacciate e coprenti. La femminilità non sta nel tallone e nel metatarso, almeno non la mia.
- Mi sono scoperta dipendente dal mate. Mai bevuto prima. Dal primo sorso, preparato con maestria dal maestro Valen, ho capito che quell’amaro ed erbaceo era casa. Ho adorato il rito del condividere, di passarsi quella tazza calda e tonda con la bombilla che permette di dosare il liquido caldo. Mi sono sentita energizzata ma quando ho toccato il materasso sono crollata.
- Mi sono innamorata della Chacarera, ballo popolare argentino in cui una fila di uomini incontra e si scambia con una fila di donne, fra sguardi seducenti e divertiti. Lo zapateo dei maschi che imitano un cavallo e le loro facce restano un ricordo indelebile.
- Le donne non sono competitive e malefiche ma complici splendide (anche se i maschi in pista dobbiamo litigarceli). Ho scambiato scarpe e consigli e risate e momenti di prove di passi e adornos con tante donne diverse, tutte disponibili, accoglienti e con ottime ironia e autoironia.
- Quello che racconto è solo una minima parte di quello che ho vissuto perché tutto va per strati inafferrabili ma le parole mancano per descrivere quella connessione, quell’essere nell’arte, in qualcosa che parte molto prima e arriva molto dopo di noi e di cui possiamo solo sorbire un piccolo sorso, come con la bombilla.



