Dance In-It a Bhubaneswar, giorno 7: fra danza, pose finali e bagni di folla
Il segreto nel finale
Man mano che le giornate indiane passano, il tempo accelera e cambia forma. Passiamo la mattinata da Ileana. La coreografia prosegue, andiamo avanti, i passi si infilano uno dietro l’altro come perline irregolari in una collana: alcuni sono lisci e naturali, altri spigolosi e ostici. Io mi perdo molto spesso. Sono dietro, non vedo cosa succede davanti e allora invento un metodo infallibile: quando non so cosa fare, compio dei passi che producano lo stesso rumore delle altre, seguano la stessa musica anche se pasticcio; cerco di stare ben piegata sulle ginocchia, in modo che la sari mi copra i piedi, così non si vede cosa succede sotto. Con le mani avviene la stessa cosa ma nell’aria, che mudra saranno? Mah! E quando la sequenza finisce mi faccio trovare nella posizione perfetta, come una statua. Un po’ come se giocassi a L’orologio di Milano fa Tic Toc, come racconto nel giorno 2 del diario. Le transizioni sono un caos, i finali splendenti. Sorrido pure che non guasta mai e dà l’impressione di “guarda come sono consapevole della bellezza di questo movimento e come sono naturale nell’interpretarlo”. Così, anche nelle foto dovrei risultare meravigliosa. Ecco adesso ho svelato il mio segreto. Ah è un video quello che stanno girando? Si vede tutto? Peccato.
Pomeriggio di spese
Mangiamo al centro commerciale con le telecamere che ci riprendono e poi andiamo in un negozio di gioielli dove qualcuna compra regalini per le mamme-amiche-sorelle e qualcuna prova collane bellissime: geometriche, eleganti, luccicose. L’argento dell’Orissa è meraviglioso. Ovunque viene pesato in modo da sapere il prezzo esatto. Poi andiamo all’Adivasi Mela, la fiera dell’artigianato delle popolazioni tribali. Qui la folla è ovunque, un bagno avvolgente e caldo che all’inizio respinge un po’, poi non resta che abbandonarsi. E così ecco oggetti in legno, stoffe, Jagannath in cartapesta, segnalibri su foglie di banana, tigri e personaggi fatti in carta con le braccia e le gambe fissate con piccole viti che le lasciano liberarsi nell’aria muovendo il bastoncino a cui sono collegate. I locali invece vanno pazzi per lo scopino. Tutti comprano scopini: un manico corto che costringe a stare con la schiena piegata e un ciuffo di saggina.
La sera ci attende un’altra bella performance di Kathak: cantare e suonare coi piedi, accordarsi agli strumenti e diventare tutt’uno con il pubblico e il mondo. Meraviglioso.




