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Viaggio in Mongolia, giorno 18: chilometri, ritorni e zuppe

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Viaggio in Mongolia, giorno 18: chilometri, ritorni e zuppe

Ultimo giorno di Mongolia: la strada diventa strada vera con asfalto vero e i colori diventano più tenui, più domestici: cielo più azzurro e meno blu, colline più verdi-gialle e meno verde-blu-foresta, campi di colza (una delle poche coltivazioni), nuvoline invece di quel nuvoloni dalle forme fantasiose.

Mi manca tutto, ma più di tutto mi manca la Mongolia: gli spazi, i silenzi, l’immensità. E poi il dominio della natura selvaggia, imperiosa, assoluta.

Il traffico intorno e dentro a Ulan Baator non fa respirare. Bello però ritrovare la città che abbiamo lasciato 18 giorni fa. Non sopporto più avere così tante persone intorno, il rumore, il contatto. Bello ritrovarci qui trasformati dal viaggio. Ogni partenza trasforma, ogni viaggio scombussola, apre domande, spalanca porte e fa venire voglia di progettare la prossima meta.

Il ritorno nella stessa città e nello stesso albergo di dove sei partita fa tornare a casa, rincuora, riempie di gratitudine. Un piacere ritrovare la zuppa coreana della prima sera: tofu e verdure accompagnate da riso basmati e varie verdure fredde e calde, kimchi, melanzane, fagiolini, zucchine, pak choi, carote, radici.

Radici, già, fra qualche ora si vola e si torna a casa.