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Mindfulness e paura: che fare quando siamo bloccati

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Mindfulness e paura: che fare quando siamo bloccati

Del buio, dell’altezza, del vuoto. Di ammalarci, invecchiare, morire. Di essere abbandonati, delusi, traditi. Della violenza, delle armi e dalle urla. Dell’insuccesso ma anche del successo. Di non farcela ma anche di farcela. Di innamorarci, di ingrassare, di non essere capaci. Di volare, della velocità, dei conservanti artificiali. Del giudizio, dell’inquinamento, del potere. Tutti proviamo paura. Di qualcosa o di qualcuno. E succede molte volte al giorno.

 

Stare con la paura

A volte la paura paralizza. Chi ha paura di volare rinuncia a un viaggio. Chi ha paura del pubblico smette di cantare. Chi ha paura dell’altezza non va a camminare in montagna. Meditare non fa passare la paura ma insegna ad accoglierla. Si impara, poco per volta ad abitarla, a condividere con lei gli spazi: si vede, si riconosce e si impara ad accettarla. Con l’allenamento, è come se riuscissimo a fotografarla e a capire che non è noi, noi la sperimentiamo ma non siamo lei.  E poi diventa possibile crearle un po’ di spazio intorno per farla accomodare. E così, quello che prima ci paralizzava diventa possibile. E siamo anche grati alla paura che ci impedisce di fare cose troppo pericolose.

 

Lo scivolo americano

Io ho paura del vuoto sotto i piedi. Non amo volare ma lo faccio perché è bello viaggiare. Non amo quella sensazione di vuoto allo stomaco quando non senti la terra sotto di te.

Quest’estate ero in America da mia sorella. Con mia nipote 12enne siamo andate in quelle piscine con scivoli acquatici a varie altezze. Divertente. Ce n’era uno in cui dalla cima della scaletta non si vedeva la prima parte di scivolo tanto era ripido. La prima volta sono salita e sono scesa dalla scala. No grazie non fa per me. Era pieno di bambini che scendevano felici urlando, e anche adulti di ogni dimensione che all’arrivo erano sparati più o meno lontano a seconda della stazza.

Ho accolto la paura, senza andare in avversione. Le ho detto: Ok, paura, ci sei, mi sento scema ma ci sei. Ti va se scendiamo insieme? Vedo che non si muore, nessuno si è fatto male, proviamo. E così sono salita insieme a Paura, il cuore pulsava in gola, le mani erano sudate ma ci siamo sedute e siamo partite: è stato un istante, ero così verticale che non sentivo lo scivolo aderire alla schiena, poi è arrivata la parte orizzontale e poi l’acqua, prima planandoci sopra e poi sprofondando con l’eleganza di un masso scomposto.

L’ho fatto. Con Paura ma l’ho fatto. E poi l’ho fatto di nuovo. E poi di nuovo. E continuava a farmi paura ma la paura non mi impediva di divertirmi.