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Lo sconosciuto è familiare. Viaggiare verso il non noto

beyourself

Lo sconosciuto è familiare. Viaggiare verso il non noto

Ci sono persone che sono a loro agio con ciò che è conosciuto e familiare e amano circondarsi di sponde in cui sentirsi a casa. E tornare negli stessi posti.

E ci sono persone che stanno meglio quando navigano in acque mai esplorate e che vivono come familiare proprio lo sconosciuto, il non sapere, il bagaglio a mano senza macigni sul cuore. Un po’ come quando si incontra qualcuno in treno o in aereo o in un negozio di profumi e gli si racconta tutta la propria vita e ci si fa raccontare la sua.

Come sempre, ci sono milioni di sfumature in mezzo.

 

Amare il non noto e partire

Io sono di quelle che amano il non conosciuto. Sono più a mio agio in un branco di pesci che non so bene dove sta nuotando e che posso affiancare per qualche pinnata e poi a mio agio da sola su un mezzo di trasporto e poi in un branco di lupi e poi in una coppia di pappagalli. E poi di nuovo con uno stormo e poi con un branco di pesci più grandi.

Per me viaggiare è partire da sola o in coppia o, più spesso, con un gruppo di Avventure nel Mondo o Viaggi Solidali in cui non conosco nessuno e fare un viaggio nel viaggio esplorando le dinamiche di gruppo oltre a oceani, vulcani, templi, rovine, deserti e scogliere.

Partire con gente che non si conosce innalza la curiosità, la capacità di stare nel presente e la tolleranza. Anche perché si ha tutti paura di rovinarsi il viaggio. Se la compagna di stanza è lentissima in bagno, basta fare la doccia prima di lei; se il vicino di bus fuma e ha le mani che odorano di sigaretta, basta sedersi una fila più avanti; se il gruppo ama le abbuffate da matrimonio a ogni pranzo, basta mangiare banane e mandorle perdendosi nel mercato per ritrovarsi dopo. Si diventa più morbide e accoglienti.

 

Gli sconosciuti che fanno casa

Con i conosciuti è più difficile: ho paura di deluderli, manifesto la mia selvaticità, a volte mi annoiano, mi sento spesso in un compromesso che mi spegne. A volte sappiamo troppe cose del passato e siamo pesanti.

Con i nuovi mai: non ci portiamo dietro zavorre e pregiudizi, siamo nuove per prime noi. E poi tutti sono sconosciuti, da scoprire, materiale di indagine, forse di un prossimo romanzo, stupore ma relax, qualsiasi cosa succeda. Mal che vada, finito il viaggio, ci si sposa o si esce dalla chat del gruppo. Senza strascico, senza peso.