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Lasciar andare: la lezione degli alberi

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Lasciar andare: la lezione degli alberi

Lascia andare. Te lo dicono quando ti arrabbi, quando stai male per una delusione, quando non riesci a far uscire qualcuno dalla tua vita. Lascia andare. Te lo dicono quando pratichi yoga e impari a rilasciare tensioni inutili e quando mediti e cerchi di non aggrapparti ai pensieri come una scimmia che salta di liana in liana. Lascia andare gli attaccamenti, l’ego, le narrazioni del passato. Lascia andare i racconti e apriti al momento e al nuovo. Non aggrapparti. Non avvilupparti. Non essere sequestrata delle emozioni.

Lascia andare. Ma come si fa? A volte è già difficile liberarsi di una maglietta sbiadita e consumata, un quaderno che finisce, un ricordo piacevole.

 

 

Lasciar andare almeno lo sforzo

Per un breve periodo ho praticato aikido. All’inizio si impara a cadere. Ricordo che, non so come, ero con un braccio dietro la schiena che faceva malissimo e il polso piegato tipo origami e resistevo invece di cadere. Credo di aver percorso mezzo tatami sempre più storta e sofferente prima di lasciarmi andare, rotolare e rialzarmi.

Ecco, molte volte ho cercato di lasciar andare con sforzo. Un atteggiamento muscolare nei confronti del disagio, del dolore, di una passione non salutare: dai, vai, vai, vai che è ora che tu vada. Perché non te ne vai? E così la cosa che avrei dovuto lasciar andare si incistava sempre di più e diventava sempre più resistente. Un po’ come quando guardi l’acqua nella fretta di farla bollire e lei non bolle mai.

 

 

La lezione degli alberi

Lasciar andare non è un pulsante; ha un tempo, il suo, che non si può forzare. Il flusso della vita. Me lo stanno insegnando gli alberi, che lasciano andare le foglie poco per volta, solo quando è il momento. A volte arriva una folata di vento e ne cadono di più, a volte sembra tutto fermo, a volte una foglia danza per ore prima di staccarsi mentre un’altra crolla senza preavviso.

Ho capito che posso lasciar andare almeno la fretta di lasciar andare e lo sforzo. Posso aspettare che le cose vadano quando è il momento. Senza pressione. Senza ansia. Coltivando la pazienza. E il momento non lo decido e non lo controllo. Semplicemente accade. E quando lascio che questo succeda, i crampi si sciolgono, tutto scorre e quello che deve andare, quando è ora, va.