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Ho scritto un romanzo 12 “Non più, non ancora”. Mindfulness e scrittura

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Ho scritto un romanzo 12 “Non più, non ancora”. Mindfulness e scrittura

Continua l’avventura di “Ho scritto un romanzo”. “Non più, non ancora” è la storia di una donna sospesa fra un passato che è appunto passato e un futuro tutto da inventare. In particolare è una suora che va in crisi con l’istituzione e non con la fede, che non si riconosce più in quello che fa ma che dopo 30 anni di servizio ha la possibilità di essere davvero nuova, con le paure e i rischi di una scelta senza appigli e senza abitudini. Da un lato tutta questa libertà spaventa, dall’altro è la possibilità di dare voce a una parte di sé che fino a quel momento non era stata ascoltata.

 

La vita in una virgola

Fra le parole “non più” e “non ancora” c’è una virgola. l’elemento più importante del titolo. Se facessimo uno zoom e ingrandissimo quel piccolo segno di interpunzione che altro non è che un respiro, incontreremmo la magia del presente, l’incanto del famoso e abusato “qui e ora”.
Per ragioni evolutive la mente è sempre impegnata in un altrove che ci può salvare la vita, proteggerci dalle minacce e garantirci continuità ma questo è spesso fonte di stress, come se ogni piccolo problema si portasse dietro tutta la memoria dei problemi vissuti e tutte la proiezioni di quelli ancora da vivere.

La presenza

La mindfulness o meditazione di consapevolezza ci insegna a coltivare un’attenzione non giudicante a quello che emerge nel momento presente. Respiro dopo respiro, passo dopo passo, possiamo imparare, anche quando siamo funamboli in equilibrio su un filo, ad accogliere le sensazioni, le emozioni e i pensieri per quello che sono.
Questo modo per disidentificarci con il nostro “io, me, mio” ci permette, poco per volta, attraverso una pratica costante e continua, di “vivere l’intera catastrofe” come la chiama Jon Kabat-Zinn, biologo fondatore dei protocolli MBSR Mindful Based Stress Reduction per ridurre lo stress.

La seconda freccia

Un passo dopo l’altro, piano piano, imparando a non reagire a tutti gli impulsi che ci arrivano in modo automatico, lo stress diminuisce: il dolore c’è, non possiamo evitarlo, ma quello che possiamo evitare è di andare in avversione aggiungendo dolore al dolore. Ad esempio chiedendoci “Perché proprio a me?” o “Perché adesso?” e spargendo sale sopra la ferita : brucia di più. Possiamo invece disinfettare tutto intorno ed evitare quella che il Buddha definiva la seconda freccia, la prima invece ci tocca. Ma tutto questo non è da intendere solo in senso negativo: abitare istante per istante il presente, illuminarlo con la luce della consapevolezza rende prezioso ogni momento e ci insegna ad essere grati di ogni esperienza che viviamo.