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Fare le cose col cuore: anche le più piccole hanno un nuovo sapore

curaecuore

Fare le cose col cuore: anche le più piccole hanno un nuovo sapore

Quando ero bambina andavo a spasso con mia nonna sul Lungo Po. Era chiacchierona ma soprattutto, forte della sua età che le permetteva di dire quello che pensava senza avere nulla da perdere, incoraggiava o sgridava i ragazzi e le ragazze che incontravamo e io mi vergognavo tantissimo. Ai carabinieri diceva “grazie per il vostro lavoro” cosa che a noi qui suona strana ma se fossimo negli Stati Uniti a ogni divisa sarebbe un “Thank you for your service”. Ai drogati diceva: “Perché lo fai? Ti rovini la vita”. A chi buttava la carta per terra: “Raccogli”. Io non sapevo dove affondare la testa per non sentire ma ascoltavo e assorbivo.

Invecchiando, ho scoperto che quei geni sono dentro di me. Non sgrido nessuno ma faccio i complimenti alle commesse gentili, ai camerieri sorridenti, a chi raccoglie una bottiglia di plastica dalla strada. E a chi fa le cose col cuore.

Qualche giorno fa in una zona di Torino che non frequento di solito, ho chiesto un cappuccino di soia e se era possibile usare un beccuccio per scaldarlo non contaminato dal latte vaccino a cui sono allergica. La ragazza ha sorriso, ha preso un bricco pulito, ha usato un becco nuovo e ha fatto un cappuccino con gesti precisi e curati e con tutto il cuore. Le ho detto “grazie” e soprattutto che era stato bello vederla fare le cose con piacere, presenza e attenzione, anche se aveva dovuto lavorare di più. Mi ha raccontato che le piace il suo lavoro e che baristi non ci si improvvisa e che aveva studiato e fatto stage in giro per il mondo e poi era approdata lì. Le ho detto che le persone come lei erano preziose e facevano la differenza. Era felice.

La settimana dopo sono tornata e al suo posto c’era una ragazza più giovane. Anche a lei ho chiesto di fare il cappuccino di soia con la stessa attenzione. Dal retro è comparsa la mia “amica” che si ricordava di me e ha supervisionato il lavoro dell’altra. Perfetto. Anche lei ha fatto un buonissimo cappuccino. Allora ho capito ancora una volta che le attenzioni, come le emozioni, sono contagiose. E che chi ci mette il cuore fa la differenza e nutre il tuo di cuore, che a sua volta ne nutrirà un altro o molti di più. E così via. In un circolo virtuoso di cura. Cuore e cura suonano in modo simile. Forse il cuore è la cura. E la cura è il cuore.