Top

Danzare nella tempesta senza chiudere gli occhi

alberoocchi

Danzare nella tempesta senza chiudere gli occhi

Quando arriva la tempesta

Imparare a danzare nella tempesta. Proprio come ci insegna Zorba il greco e come leggiamo in “Vivere momento per momento” di Jon Kabat-Zinn, il biologo molecolare che per primo ha parlato di mindfulness. “Full Catastrophe Living” è il titolo originale.

Proprio così: imparare a rispondere allo stress invece di reagire in modo automatico che causa altro dolore, insomma la seconda freccia sulla prima che arriva e contro la quale non possiamo fare nulla. Possiamo solo scegliere se disinfettare o mettere del sale sulla ferita (che vuol dire lamentarsi, ribellarsi, fuggire).

Cosa è tempesta?

Nel raccontarmi storie pensavo che ci fossero diversi gradi di tempesta: cose più gravi: lutti, separazioni, perdite; cose medie: traslochi, esami, lavori; cose piccole: traffico, lavandino da sistemare, macchia sui jeans. Che banalità questa classifica! Mi sono trovata a provare rabbia e disperazione senza nessuna correlazione con la gravità della situazione: la fine del dentifricio più stressante della consegna di una tesi, un errore di battitura più umiliante di essere mollata via whatsapp, i fagioli bruciati più irritanti di un no a un premio a cui tenevo. Come è possibile?

Le onde non sono le nostre onde

Non ho capito nulla, solo che posso almeno smettere di giudicare la tristezza, la follia o l’inadeguatezza di quel che mi arriva momento per momento. Ci sono fragilità e crepe e da lì sarà pure vero che entra la luce, ma a volte dentro una cruna di un ago entra uno tsunami, mentre il cammello si incastra in un’autostrada a sei corsie. Non so perché la mente fa così. Non so perché cuore e pancia fanno così. Ma cerco di stare nella tempesta senza chiudere gli occhi. E danzo con le onde.