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Qual è il momento migliore per meditare? Ora

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Qual è il momento migliore per meditare? Ora

C’è chi medita al mattino per potersi riconnettere durante il giorno alla presenza e alla pace che, come scrive Chandra Livia Candiani, “non è la quiete, è piuttosto l’accoglienza dell’irrequietezza”.

C’è chi medita la sera per scrollarsi di dosso le fatiche della giornata, disintossicarsi e prepararsi a un buon sonno.

Io medito ogni giorno a un’ora diversa. Lo faccio per non fare diventare la meditazione un’abitudine come lavarsi i denti e passare il filo interdentale. Lo faccio perché è capitato così e mi è piaciuto. Lo faccio per non affezionarmi alla meditazione perché anche l’attaccamento alla pratica è attaccamento.

 

La magia della luce

Nel mio variare le ore, mi è capitato di meditare presto al mattino perché già sveglia, prima di pranzo, dopo yoga, in una pausa pomeridiana, di notte perché non riuscivo a  dormire. Ogni volta è diverso: a volte difficile, a volte meno, a volte ostico, a volte morbido. Ma ci sono due momenti che amo più di ogni altro: l’alba e il tramonto. Quando mi capita di scorgere la luce che cambia da dietro le palpebre. Gli occhi sono chiusi ma la luce tinge poco per volta di arancio e rosa le tende che mi connettono visivamente al mondo. E viceversa, la sera: la luce si spegne piano, respiro dopo respiro da dietro le palpebre.

 

Luce e respiro

Meditare in questi due momenti è più facile per me perché, oltre a sentire il respiro, ho qualcosa a cui tornare quando la mente si perde nelle sue narrazioni, ricordi e anticipazioni, qualcosa che sta avvenendo proprio lì, dietro i miei occhi, qualcosa che cambia istante per istante e che posso sperimentare abitando il corpo. La luce mi fa sentire parte del flusso e della vibrazione della vita, mi insegna che ogni momento è unico e prezioso, mi stupisce e riempie di gratitudine. E quando apro gli occhi mi accorgo che parte di quella luce che non c’è più o che è arrivata, vive dentro di me.