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“Ovunque ti vada incontri te stesso/stessa”: fenomenologia del viaggio

albaavaranasi

“Ovunque ti vada incontri te stesso/stessa”: fenomenologia del viaggio

“Ovunque tu vada incontri te stesso o te stessa” dice lo zen. Se viaggi per fuggire, evadere o scappare, allora le tue ansie, angosce e paure viaggeranno con te. Nascoste in un taschino di quel bagaglio che, per quanto ridotto, sarà con te a ogni passo. Se viaggi per dimenticare un lutto, un fallimento, un dolore la cosa che stai evitando cambierà forma e tornerà a molestarti in altri modi.

Se viaggi per incontrare, conoscere e scoprire troverai sempre nuovi aspetti di te. Più avventurosi, forti o spaventati, più aperti, rilassati o festosi, malinconici o inclini alla solitudine, più spensierati o profondi o curiosi, più fragili o compassionevoli. Più lasci andare qualcosa che sai di te, più arriva qualcosa che ti sorprende, onde di nuovi te.

Viaggiare è incontrare. Ci sono diversi tipi di contatto con il mondo e quindi con noi stessi. Perché non c’è separazione, siamo tutti parte di un unica rete che ci connette e collega. E non occorre andare dall’altra parte del pianeta.

L’incontro con la meraviglia della natura. Mari, oceani, laghi, fiumi, onde, dune, deserti, picchi, montagne, valli, colli, baie, insenature, scogli, vulcani, ulivi, ortensie, fichi. Resti in contemplazione, sentendoti parte di un tutto più ampio. Respiri molecole di incredulità.

L’incontro con gli animali. La prima zebra in Africa ti apre un varco nel cuore e poi l’elefante e la leonessa e il rinoceronte e la gazzella e la giraffa e i pinguini e le balene ma anche un gatto a Modena e non ci puoi credere e ogni nuova specie ti risuona dentro lasciando gli occhi spalancati e la mascella pendente.

L’incontro con l’arte e le civiltà del passato. Vedi il Partenone o le Piramidi o Machu Pichu o l’alba a Varanasi o una rovina romana sotto casa e ti viene da piangere dalla bellezza. La meraviglia ti commuove e non ci puoi credere che le cose che hai visto in foto o studiato nei libri di arte siano proprio sotto il tuo naso. Ti sembra di non avere più bisogno di nulla, neanche di aria.

L’incontro con le persone. Dormire in una famiglia senegalese e fare il picnic mangiando con le mani sotto il mango insieme, andare a un matrimonio in Yemen, a un compleanno in India dove la festeggiata ti imbocca con pezzi di torta e a fine cena ti mandano via, giocare a carte senza sapere le regole in una famiglia giapponese stando seduta sui talloni. Niente è facile eppure ce la fai e scopri che siamo tutti così diversi eppure così simili. Vogliamo solo essere felici ed essere amati.

Ogni incontro è unico. Con la natura, l’arte, gli animali e le persone. Siamo mutevoli, in ogni istante e il viaggio ci insegna a essere nuovi e nuove a ogni passo. Ci insegna a non sapere ma a vivere l’esperienza. Essere presenti. Consapevoli. Fluire con le cose così come sono. E qualche volta dimenticare di mettere io, mio, me prima di tutto.

 

Nella foto: alba a Varanasi, 2014