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L’arte di riparare gli oggetti con l’oro insegna a far pace con le ferite della vita

kintsugi

L’arte di riparare gli oggetti con l’oro insegna a far pace con le ferite della vita

Un corso di Kintsugi a Torino

Su La Stampa, 25/05/ 2019

Pubblicato il 25/05/2019
Ultima modifica il 25/05/2019 alle ore 08:21
FRANCESCA ROSSO

Trasformare la fragilità in forza e bellezza. «Kintsugi» è la pratica giapponese di riparare oggetti in ceramica con l’oro o l’argento. A livello psicologico rimettere insieme i frammenti di qualcosa di rotto è ricomporre i pezzi della propria vita e fare pace con le ferite, onorandole, dando loro valore. Il risultato è qualcosa di diverso, nuovo, prezioso, reso più saldo dall’esperienza della frattura passata. Nulla si esclude ma tutto diventa uno, in accordo con la tradizione zen. Oggi alle 16 l’associazione Sakura, in via Piedicavallo 12, propone ai soci la presentazione di un corso di kintsugi che si terrà in autunno.

L’incontro è guidato da Andrea Moretti, architetto e restauratore di ceramiche. Occorre prenotare. «Il Kintsugi – spiega Moretti – è un’antica arte nata in Giappone nel 1500 per riparare le ceramiche raku e oggi di moda in Europa». L’incontro è un’introduzione storica sui fondamenti del restauro. Il corso si articolerà in 5 incontri pratici.

«La tecnica originale prevede l’uso della lacca di uruschi, una pianta autoctona urticante e difficile da trovare e da governare con lunghi tempi di asciugatura, oltre alla polvere d’oro. Propongo un percorso più semplice in armonia con la tradizione giapponese, la filosofia zen e le tecniche scientifiche di restauro moderno».

In Giappone l’impermanenza che spesso ci fa soffrire diventa capacità di accogliere la caducità e attraversare il cambiamento. «La filosofia del kintsugi – racconta Moretti – prevede che il valore del pezzo sia rispettato al punto che la tecnica deve poter essere reversibile in modo da lasciare spazio a una tecnica ancora più rispettosa. Deve poter essere smontabile».

La cicatrice diventa qualcosa di prezioso che ci insegna a rialzarci dalle cadute, accettare i fallimenti e ci fa cambiare idea su noi stessi e gli altri. Il difetto è un tratto di unicità di cui non vergognarci, un nuovo inizio che nasce da una fine. «Restaurare ceramica – conclude Moretti – mi fa stare bene, come insegnare arrampicata. È una forma di meditazione: vado alla ricerca delle perfezione e mi perdo».