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Tutti contro Halloween. Viva i Santi e i Morti

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Tutti contro Halloween. Viva i Santi e i Morti

Tutti a lamentarsi di Halloween: “Una festa commerciale”. “Non appartiene alla nostra cultura”. “Che americanata”.

Ma poi tutti sudditi e complici. Bambine e bambini vestiti e truccati da streghe, zombie, mostri; negozianti dispensatori di dolcetti perché gli scherzetti non-si-sa-mai, mamme e papà con ragni sulla guancia e cappellacci a punta.

“All hallows even”, la festa di ognissanti, è diventata così. Meglio una pagliacciata, una burla, un viaggio nel grottesco che stare in relazione con santi e morti. Meglio esorcizzare la paura che fare un giro al cimitero. Abbiamo fatto di tutto per anestetizzarci rispetto alla nascita e alla fine. Sono eventi confinati fra le pareti verdine degli ospedali, asettici, inodore. Siamo lontani dal fluire della vita e della morte che in molte culture, penso all’India, ma anche alle nostre campagne fino a qualche decennio fa, danzano allacciate e si danno il cambio, come si alternano le stagioni, le fasi della luna, i cicli di vite, pesche e nocciole.

E così la morte allontanata a forza torna come farsa. O come materia da dissezionare per controllarla meglio. Le serie tv sono piene di anatomopatologi e luminol. Siamo tutti Polizia Scientifica. Esperti, ma da lontano.

Abbiamo eliminato la possibilità di contatto.

Nell’antica Roma non si raccoglieva il cibo caduto in terra perché nottetempo lo avrebbero consumato i morti; in molte regioni d’Italia si lasciano vasi di acqua fresca perché i defunti si dissetino e gli amanti si regalano sacchetti di “ossa dei morti”; in Piemonte si lascia la tavola imbandita con castagne e frutta secca, in Abruzzo di preparano cartocci di fave e confetti. La vita non esiste senza la morte. Solo morendo a un vecchio respiro arriva nuovo ossigeno. Solo a contatto con la morte siamo vivi. E grati di esserlo.