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Trasloco: 8 piccoli consigli antistress

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Trasloco: 8 piccoli consigli antistress

Traslocare è una delle esperienze più stressanti, si sa. Tutti lo abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita.

Con lutti, licenziamenti e separazioni se la gioca per piazzarsi molto in alto nella classifica delle avventure umane più faticose. In effetti lo è, a livello fisico, emotivo, mentale. Devi organizzare tutto al meglio, niente va come prevedi, i ricordi ti assalgono dalle scatole più nascoste. Mina la stabilità, da ogni punto di vista. Tutto traballa. Tutto vacilla. Lo si vede con gli animali che quando cambiano cuccia girano spersi, in cerca dei loro odori che non trovano più.

Però come tutti gli stress, il trasloco è anche un’occasione di lasciare andare e fare posto al nuovo, di riorganizzarsi e accogliere il futuro.

Ogni storia è a a sé. Io ho fatto alcune cose che rifarei e che mi sento di consigliare a chi sta per fare questo passo. Sono in ordine sparso.

  1. Eliminare, svuotare e regalare. Libri di cucina, romanzi mai letti e che non leggeremo mai, vestiti che stanno nell’armadio in alto e che non scendono più ai cambi di stagione, vecchi maglioni, carta accumulata, oggetti rimasti in cantina dal trasloco scorso. Tutte cose che possono avere una nuova vita a casa di altri. Io ho provato con le amiche, poi ci sono centri di raccolta di abiti e scarpe, ad esempio le suore di via Asti a Torino o l’oratorio del San Luigi in via Ormea.
  2. Condensare i giorni di scatoloni veri e propri in poco tempo. Stare in mezzo alle scatole crea disagio. Io ho condensato i giorni dell’imballo e dello sballo, e in effetti è un po’ drogante, in pochissimi giorni, lavorando anche la notte per ristabilire un senso di casa. Per me funziona.
  3. Creare subito una tana. Anche se si scrive sugli scatoloni la destinazione (camera, cucina, etc) e l’argomento, all’inizio è tutto confuso. meglio allora lasciare delle cose in una valigia per costruire subito una postazione tana. Un luogo dove non sentirsi estranei. Non importa quali sono gli oggetti che fanno casa, ma quelli devono essere salvati come prioritari. Io ho scelto il bollitore, l’incenso, una coperta, lo spazzolino e il dentifricio ma vale tutto.
  4. Rimanere presenti. Traslocare è anche un’esperienza di meditazione e di presenza. Io ho fatto tutte le scatole da sola, senza farmi aiutare e questo ha fatto sì che mi costringessi a prestare bene attenzione a ogni libro riposto, a ogni calzino e a ogni piatto spaiato. Estenuante ma una pratica yogica infallibile.
  5. Fare al più presto una festa di inaugurazione. Non importa se ci sono le lampadine volanti, se manca tutto, se i muri respirano ancora vernice. Bisogna al più presto inaugurare. Le mie amiche che mi conoscono da sempre sono arrivare una sera con tutto: dall’acqua alla pasta, dalle uova ai tovaglioli di carta e abbiamo subito inaugurato. Con quel che c’era. E fa subito casa.
  6. Perdonarsi qualche momento di crollo. Si è stanchi. La casa nuova ha rumori e soprattutto silenzi mai sentiti. Può capitare di avere qualche momento di crollo psicofisico. La cosa migliore è non combattere. Accettare lo stress, la stanchezza, l’errore. Tutto si risolve.
  7. Non lasciare che la fatica uccida l’entusiasmo. Le novità sono eccitanti. Scoprire i nuovi negozi sotto casa, i nuovi vicini, ma anche i nuovi elettrodomestici è una bella avventura. I contrattempi sono e saranno mille, dalla caldaia alla finestra, dallo spiffero alla luce ma una buona dose di pazienza aiuta a mantenerci focalizzati sul cambiamento come opportunità per scoprire cose nuove di noi.
  8. Sperimentare la flessibilità. Niente va come avevamo previsto. Alla cucina manca un’anta, all’armadio un ripiano, i copriprese non hanno la forma che avevamo ordinato. Possiamo arrabbiarci, protestare, urlare al telefono ma possiamo anche accogliere le imperfezioni. Forse se due prese sono tonde e una quadrata può avere un senso. Non vale per tutto. Se la caldaia non funziona non è possibile adattarsi ma se è una piccolezza, un colore di parete un po’ diverso, un dettaglio un po’ inaspettato, perché no? Lui ha scelto noi, chi siamo per mandarlo via?