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Remare col buio: l’acqua nera che riflette la luna e i suoni della notte

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Remare col buio: l’acqua nera che riflette la luna e i suoni della notte

Adoro i colori dell’autunno: le foglie che cambiano sfumature sugli alberi e danzano prima di cadere, il sole che le fa brillare nei toni del giallo ocra, arancio e rosso. Amo questo elogio dell’impermanenza e del continuo mutamento che avviene malgrado noi. Per questo e perché amo il caldo, vado a canottaggio di mattino o in pausa pranzo. Ma volevo provare a remare la sera, col buio. E così, con la mia compagna di avventure in barca, siamo andate di sera. Vestite come per sciare, con strati e sottostrati perché l’istruttrice che ci vede sempre in pantaloni corti e canotta ci aveva avvisate di coprirci bene.

La sera c’è molta più gente, via vai, persone di tutte le età, tanti giovanissimi. Siamo partite con un 4 perché per il nostro 2 di principianti meglio andare di giorno e zigzagare al sicuro. Tutto è surreale: il 4, la persona che timona, dice di non averlo mai fatto e di venire da una città di mare: “sono abituato alle onde ma non alle arcate dei ponti”; il capovoga, chi dà il ritmo, che sta davanti è non vedente, ma questo non è un problema perché si rema all’indietro. La mia amica ed io, siamo il 2 e il 3, non possiamo fare molti danni.

Partiamo. Il motoscafo ci segue e ci dà qualche dritta all’inizio per evitare i rami sporgenti e poi andiamo da soli. La luce sta cambiando rapidamente, arriva l’ora blu e poi il buio. L’acqua si tinge di nero e riflette la luce dei lampioni e della luna. I suoni sono ovattati, interrotti da qualche urlo fra le barche con le lucine intermittenti per evitare scontri.

Andiamo, cerchiamo di sollevare le pale e non farle scorrere sull’acqua e così i suoni sono ancora più gentili, sommessi e sussurrati. La notte è magica, la temperatura mite e possiamo concentrarci sulla coordinazione dei gesti e sull’essere insieme, nella stessa barca. Sciaff le pale che entrano insieme. Sciaff, silenzio silenzio silenzio. Mentre avanziamo piano sul carrello, ma mai abbastanza piano perché tutti ci dicono di andare più lente. Sciaff, silenzio silenzio silenzio. Sciaff, silenzio silenzio silenzio. Meraviglia.

Se già di solito mi sento ospite del fiume, come se andassi in visita a casa di aironi, cigni, anatre, folaghe, garzette, svassi e alberi e rami, ora mi sento ancora più ospite, non voglio disturbare la quiete con i miei movimenti maldestri ma abitare una fiaba, un paesaggio irreale e accogliente, buio, misterioso e pieno di vita.