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La trota e la cioccolata calda: Raimund Hoghe e gli incontri magici

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La trota e la cioccolata calda: Raimund Hoghe e gli incontri magici

Quando muore qualcuno scatta subito l’io-io-io. Parte il racconto di quando si è incontrata la persona, gli aneddoti e in certi casi c’è qualcosa di buffo. Questo è uno di quei casi. La scorsa notte è morto Raimund Hoghe: artista, performer, giornalista, scrittore e, per un periodo dramaturg di Pina Bausch. Nel 1993 ero in Germania con una borsa Erasmus a scrivere la tesi sul film di Pina Bausch “Die Klage der Kaiserin”, Il lamento dell’imperatrice, uscito nel 1989, unico film girato dalla musa del Tanztheater. Ogni giorno partivo da Essen con il treno e andavo a Wuppertal per assistere alle prove e vedere tutti i video in vhs degli spettacoli della compagnia. Del primo incontro con Pina Bausch e i gambi di sedano ho raccontato qui. Il mio vero obiettivo però era fare una vera e propria intervista con Pina e con Raimund che aveva scritto un libro inedito sul film “Komm, erscheine, Liebesbote”, Vieni, appari, angelo dell’amore, non ricordo come fosse finito nelle mie mani.

Non c’era internet, non c’erano cellulari e vivevo in una casa per studenti con un telefono per piano dove si passava a vedere se c’erano messaggi per noi e si rispondeva lasciando messaggi per gli altri su un’agenda vecchia scrivendo il giorno e l’ora. Io cercavo di evitare perché capivo pochissimo. Avevo cercato il numero di Raimund sulla guida di Düsseldorf e avevo lasciato un messaggio in segreteria. Niente. Non richiamava mai.

Poi tutto successe, come sempre, l’ultima settimana prima di ritornare, quando riuscii a intervistare Pina Bausch al Lichtburg, innamorarmi di un pittore tedesco, ricevere la telefonata di Raimund Hogue che mi dava appuntamento nel cafè del museo di arte contemporanea di Düsseldorf un giorno di dicembre alle 14.30. Arrivai dopo aver mangiato, lui doveva pranzare. Ordinammo una cioccolata calda io e una trota lui. Dopo avermi chiesto perché una tesi sul film, mi raccontò del suo ruolo, del libro, dell’importanza di lasciare aperto il significato delle immagini in modo che in ognuno potessero risuonare in modo diverso e personale, parlammo di cinema, danza, poesia, Pasolini. Fu un incontro piacevolissimo.

Inserii l’intervista nell’appendice della tesi. Il professor Gianni Rondolino, preziosissimo relatore, che leggeva ogni pagina con cura infinita, corresse “trota” con “torta” perché si abbinava meglio alla cioccolata calda: pensava fosse un errore di battitura. Gli spiegai che era proprio una trota e quell’abbinamento assurdo mi fa ancora pensare adesso a quanto gli incontri fra persone abbiano sempre qualcosa di magico: 1+1 non fa mai 2, non è mai una somma ma un prodotto che porta la relazione in un altro luogo e tempo che prima non esistevano e non erano neanche immaginabili.