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Bruce Springsteen al Circo Massimo: possiamo essere tutto il contrario di quel che pensiamo

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Bruce Springsteen al Circo Massimo: possiamo essere tutto il contrario di quel che pensiamo

Ogni tanto mi sdoppio e divento analista e oggetto di interessanti esperimenti sociologici. Mi piace trasformarmi in osservatrice partecipante infilandomi in situazioni in cui non abito la mia comfort zone e stare a vedere cosa succede. Poi magari raccontarlo e scoprire cose su di me. Come quando racconto Bollywood Party dall’India.

 

L’evento

Mi regalano un biglietto per il concerto di Bruce Springsteen al Circo Massimo il 16 luglio a Roma. Mi ricordo le sue canzoni dai tempi del liceo e a parte “Dancing in the dark” e “Born to run” non sono mai impazzita per la sua musica. La trovo un po’ ripetitiva, non amo chitarra e armonica, faccio fatica a capire cosa dice. Insomma perché mai andare? Cerco di declinare l’invito.

 

I consigli

Per fortuna sono curiosa e quindi anche se non amo la folla, non amo la musica forte, non amo Springsteen, decido di prendere parte a questo rito collettivo. Un’amica, e poi un amico e poi altri mi dicono che è un concerto splendido, una grande performance che ti dà la sensazione che lui stia suonando proprio per te e quello sia l’unico posto al mondo dove vorresti stare. Mi sembra impossibile. Io sono snob, Io amo le cose per pochi. Vado agli spettacoli di danza classica indiana e a vedere i film in ungherese, bianco e nero, con sottotitoli in tedesco dove siamo 10 in sala . Che c’entro con “Born in the USA?”

Nel dubbio esco di casa con i tappi per le orecchie.

 

Il prima 

Il Circo Massimo al tramonto è splendido: il cielo si tinge di colori caldi della sera mentre la Domus Aurea si accende e i pini diventano sagome scure. Adoro i cieli di Roma, la sua luce e i suoi tramonti. Sento l’aria dell’ovest e il mare non lontano. La gente arriva ordinata a grappoli: coppie, famiglie, gruppi, coetanei e oltre, vari accenti stranieri. la sensazione è quella di una famiglia grande che si ritrova per una festa.

Cerco una postazione antipanico. Il palco è lontano. Le casse a distanza. Sul prato, in mezzo, c’è un corridoio di sicurezza e ai due lati le colline naturali che con il loro declivio sembrano uno stadio e accolgono le persone sorridenti e piene di acqua, birra, cappellini bianchi.

 

Il concerto

Ho tutto: la via di fuga alla mia destra, la scalinata naturale per vedere almeno i maxi-schermi e i tappi in tasca.

Il concerto comincia mentre la luce cambia di secondo in secondo e per 4 ore the Boss suona ininterrottamente, flirtando con il pubblico, trasformando tutto quello che succede in autentica performance, giocando, divertendosi, regalando brividi. Ci sono 60.000 persone felici. E lui sembra un ragazzino che suona con un gruppo di amici davanti a mamma e papà e alla fidanzata. Una naturalezza impressionante, un’energia e una forza ottimista e generosa. Non conosco tutte le canzoni ma mi commuovo alle ballate romantiche, ballo nelle canzoni rock, canto quelle che conosco (splendida la sua versione di “Because the night”). Passano quattro ore e, a parte un leggero disassamento dell’anca da inclinazione del terreno, sto benissimo.

“Dancing in the dark” verso la fine è l’apoteosi del sogno americano, quando sul palco salgono la ragazzina che vuole suonare la chitarra del Boss e il ragazzino che vuole suonare la batteria, insieme alla vecchietta e qualche ragazza. Se puoi pensarlo, puoi farlo. Ecco.

 

Il dopo 

Sono leggera e contenta mentre mangio una pizza vicino al Colosseo. Ma come? Io sono quella che non va ai concerti, quella snob, quella che non ama il rock, quella che non capisce perché la gente vada ai concerti. Perché continuo a sorridere?

Ma certo.  Perché ho abbandonato le mie etichette, le mie definizioni, le griglie che mi tengono insieme come il glutine tiene insieme il pane, e che proprio quando la vita ti cambia i piani e senti che ti puoi sbriciolare, ti cuci addosso per non crollare.

Io sono anche questa. Anche quella che si può divertire dove neanche se lo immagina se solo lascia aperte le possibilità, non si chiude nei suoi pregiudizi e si abbandona al flusso gioioso della vita. Io sono tutto e tutto il suo contrario. Sono viva, semplicemente.