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Giulia, la bimba che ballando ha imparato a vivere meglio

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Giulia, la bimba che ballando ha imparato a vivere meglio

da La Stampa, 14-6-2015

Giulia, la chiameremo così, è una bambina speciale. Ha i capelli castani raccolti in una coda, la faccina rotonda e l’espressione di chi è altrove, in un mondo tutto suo. Ha 7 anni e una sorellina più grande di due con la quale va d’accordo come si va con le sorelle, e poi ci sono mamma Alessandra e papà Marco.

Quando va a scuola Giulia soffre un po’: fa fatica a leggere e scrivere, e anche parlare per lei non è semplicissimo. Quando è il momento di giocare scatta sempre un po’ di paura. Se si apre un gioco in scatola, Giulia si spaventa perché non riesce a capire subito le regole e poi le viene il terrore di sbagliare. Quando il gioco è di fantasia, ancora peggio, non sa come comportarsi e preferisce sedersi e guardare. A volte se ne sta un po’ in disparte, a volte sono gli altri a non coinvolgerla. Ma preferisce così perché ha un ritardo nell’apprendimento e non può fare a meno di prendere tutto con calma.

La mamma di Giulia ha una scuola di danza in una cittadina torinese e insegna danza classica e moderna alle bambine. Giulia sente la musica e il movimento da prima di nascere, da quando la mamma faceva lezione e lei percepiva le note e il tempo scorrere insieme all’amore per la danza e per l’insegnamento dal mondo ovattato, morbido e acquatico della pancia «… cinque, sei, sette, otto» e poi ancora musica classica, perfetta per sognare, perfetta per farsi cullare.

Da quando ha tre anni Giulia segue i corsi di propedeutica della scuola, non con la mamma ma con un’altra insegnante altrettanto appassionata e capace di generare amore per la danza nei piccoli. Si capisce subito che è molto dotata: va a tempo, è coordinata, più delle coetanee, è consapevole che quello che sta facendo le viene e bene e quindi è tranquilla e sicura di sé. Non ha più paure, solo voglia di ballare, di sorridere, di essere leggera.

Quando la mamma nota tutto questo, pensa di aiutarla a imparare anche altro attraverso la musica e la danza, come ad esempio le parole passando per le canzoni. Le fa sentire quelle per bambini e la piccola Giulia impara a ripetere e articolare, giocando e sentendo il ritmo e muovendosi liberamente nello spazio. «È una fortuna per noi – spiega la mamma – vivere in una scuola di danza. Giulia vede altre bimbe danzare e quindi, tramite l’apprendimento passivo, guarda, ascolta, imita, copia, e fa progressi».

La danza diventa quasi una terapia, offre a Giulia una serie di stimoli che la aiutano a crescere. Continua la mamma: «Racconto questa nostra storia perché può aiutare altre famiglie con problemi simili a cercare nel movimento del corpo e nella immediatezza della danza una via per migliorare». Poco per volta, passo dopo passo.

Torino che danza!
È il titolo del liveblog dove raccontiamo i vostri saggi
http://www.lastampa.it/cronaca/torino-che-danza