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Duetto di donne: nella diversità c’è la bellezza

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Duetto di donne: nella diversità c’è la bellezza

Su La Stampa, 10 marzo

Chiamiamola diversità, non disabilità. E non è solo questione di linguaggio. Dire straordinarietà, multiformità, complessità mette l’accento sulla differenza come risorsa e non su qualcosa che funziona un po’ meno bene.

 

 

Domani e domenica alle 21 al Cubo Teatro con “Le fumatrici di pecore” si incontrano due danzatrici diverse: Antonella Bertoni, professionista delle scene italiane insieme a Michele Abbondanza dai tempi di Carolyn Carlson alla Fenice di Venezia, e Patrizia Birolo, ragazza di Torino che ha frequentato i laboratori teatrali dell’associazione La Girandola per persone diversamente abili e che è ballerina dentro, come il suo umore.

“Quando ho incontrato Patrizia – racconta Bertoni – durante i laboratori, ho visto qualcosa che mi ha fatto innamorare”. Da lì la proposta di un duetto di teatro-danza spiazzante diretto da Michele Abbondanza.

Il titolo viene dall’esigenza di Patrizia di interrompere le prove per fumare. C’erano alcune pecore del presepe ed ecco nascere una scena.

 

 

Sul palco dialogano, in un corpo a corpo appassionante, la gestualità precisa di Antonella e quella spontanea di Patrizia; un fisico da danzatrice, asciutto e nervoso, e uno morbido e non allenato; uno consapevole e uno imprevedibile.

Il duetto è intenso come una preghiera, destabilizzante come danzare su un piede solo a occhi chiusi, leggero come una barzelletta e profondo come l’amore. Interpella il nostro modo di pensare e considerare il diverso da me, il non-conosciuto, l’altro.

Veloci sequenze, incontri, quadri, immagini potenti di deposizioni, crocifissioni e calvari laici, pasoliniani, si alternano a balli liberatori mentre una canzone di Tiziano Ferro incontra la musica di Mahler. E poi giochi, rincorse, abbracci e sorrisi, cadute a terra per rialzarsi e urlare. Le due donne si accolgono a vicenda, cambiano ruoli, diventano un’entità sola che si muove all’unisono, si proteggono, si confondono, si definiscono in virtù dell’altra. Se non c’è un tu non esiste un io. E io e te siamo in relazione: un noi, anche se precario e alla ricerca di equilibrio.

 

 

Chi è la più forte ? Più coraggiosa? Più espressiva? Chi aiuta chi? Chi ha bisogno di chi? Cosa è normale?

La risposta non è mai scontata perché la fragilità fisica ed emotiva è di tutti.

Racconta Bertoni: “Essere coinvolti in scena con una persona dal sentire e dall’esistere diverso è un’esperienza destabilizzante da ogni punto di vista e ogni volta. Incrina e mette in bilico le mie certezze, mette tutto in discussione, non c’è mai nulla di ovvio”.

E non è un modo di dire ma una realtà che si sperimenta nel suo farsi alla ricerca di un armonia anche se instabile.

Aggiunge Bertoni: “Non siamo abituati a relazionarci con la potenzialità straordinaria. Se fossimo capaci di inglobare chi è diverso nelle nostre vite farebbe bene a tutti. Patrizia si è trasformata a livello di benessere, autonomia e autostima. Questo è il motivo per cui facciamo teatro: fa bene alla vita”.

 

Cubo Teatro

via Pallavicino 35

ingresso 10 €

www.cuboteatro.it