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Il lato positivo: come trasformare la fragilità in risorsa. E in amore.

Il lato positivo: come trasformare la fragilità in risorsa. E in amore.

Lui è bellissimo: Bradley Cooper. Lei è bellissima: Jennifer Lawrence. E ha anche vinto l’Oscar per questo film. Meritatissimo: è sensuale, avvolgente, animalesca e generosa come solo le persone che credono nella vita quando noi non ci crediamo più. Tutti e due lottano ogni giorno con le loro fragilità.
Pat Solitano è appena uscito dall’ospedale psichiatrico per aver menato a sangue l’uomo che ha trovato nella doccia con sua moglie. A casa lo accolgono papà e mamma. Lui è Patrizio (Robert De Niro, sempre convincente, anche quando è la caricatura di se stesso) che ha perso il lavoro e vive di scommesse sugli Eagles col sogno di aprire un ristorante. Anche lui è un ossessivo compulsivo ma del tifo (tutti devono indossare un indumento degli Eagles durante la partita, i telecomandi devono essere messi scaramanticamente in un certo modo, la moglie deve cucinare chele di granchio, etc).
Pat junior ha una sola ossessione: dimostrare a Nikki, la moglie, che la ama. Legge i libri che lei leggeva a scuola, da insegnante, va a correre tutti i giorni con un sacchetto nero addosso per sudare, fa sport, cerca di non sputare tutti gli psicofarmaci, va dallo psichiatra, rispetta l’ingiunzione che lo tiene lontano 150 m dalla casa di Nikki. Tutti questi sono i buoni propositi, quelli che dovrebbe segnare nel Silver Lining Playbook (Il titolo originale del romanzo di Matthew Quick, qualcosa come quaderno dell’orlo argentato delle federe). La regia di David O. Russell, sensibile e partecipe, procede per salti e scossoni, come se volesse seguire gli sbalzi d’umore dei protagonisti (lancio dei libri di Hemingway fuori dalla finestra alle 4 di notte, lezione ai genitori sulla letteratura, corse e strappi).
Sul percorso (letteralmente, corrono insieme) di Pat capita Tiffany, giovane da poco vedova e con qualche disordine sessuale e lavorativo alle spalle.
Dopo un avvio aggressivo e spigoloso i due trovano un accordo: Tiffany consegna a Nikki (almeno così dice) le sue lettere. In cambio Pat si allena con lei per un concorso di danza.
Disciplina, allenamento, sudore, prove e stare vicini ballando insieme sono la migliore medicina, come ci insegnano molti film sulla danza.
Il resto è commedia ben costruita con una regia che si appiana più sulla commedia romantica per toni, musiche, atmosfere: i due si presentano al concorso di ballo in mezzo a ballerini professionisti con l’obiettivo di raggiungere un punteggio di 5 di media perché tanto basta al papà per la sua martingala (scommessa doppia).
Al concorso di ballo c’è anche Nikki fra il pubblico ma la vita è pronta a sorprenderci in un altro modo. E a nutrirci occhi e cuore.