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Ho scritto un romanzo 3: “Non più, non ancora”

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Ho scritto un romanzo 3: “Non più, non ancora”

Manca sempre meno all’uscita del romanzo “Non più, non ancora” ed è tempo si svelare qualcosa, un angolo dei colori di copertina, un dettaglio sulla protagonista o uno si come mi sento. Parto, come negli altri due post 1 e 2 , dal fondo.

 

Scrivere e cucinare

Lavorare a un libro è un po’ come cucinare per qualcuno che non conosci: trasformi delle materie prime in qualcosa che avrà un sapore e nutrirà (speriamo) chi avrà voglia di leggerti. Per tagliare bene gli ingredienti ci si fa spesso male, bisogna imparare a prendere le misure. A volte si butta via quello che si è bruciato e resta attaccato alla pentola. Ogni tanto ci si scotta col forno. Poi si acquisiste un po’ di confidenza e sembra che tutto vada bene e invece splof, la torta non lievita. Le storie sono inventate o ispirate da qualcosa che succede ma poi vanno impastate con quello che succede nelle nostre budella, nel nostro cuore e nella nostra mente. Il futuro si mescola al passato, i desideri sono conditi dalle ansie, le spezie sono i sentimenti, i semini croccanti sono metafore di cose vissute. Tutto è un continuo aggiustare una materia viva che contiene pezzetti di anima. E poi il gusto filtra tutto ma è il mio. Cosa ne penseranno gli altri?

Mi ha molto aiutato leggere “On writing” di Stephen King che dà ottimi consigli di scrittura e racconta di aver piantato un chiodo in cantina a cui appendeva tutte le lettere di rifiuto. E se è successo a lui, allora ho fatto pace col buttare via storie che non andavano da nessuna parte (una in particolare di 3 odiose ragazzine che pensavano come 45enni), col non ricevere risposte, con cancellare e rifare da capo. E poi di nuovo.

 

La protagonista

La donna di cui racconto è sospesa fra un passato con il quale non riesce più a riconoscersi e un futuro che non sa come affrontare. Come se avesse lasciato la sponda di un fiume per arrivare a nuoto dall’altra parte ma a metà si fosse accorta che non ha le forze per tornare indietro e neanche per andare avanti. Siamo tutti un po’ in bilico: nel lavoro, nelle relazioni, nelle scelte. Siamo tutti un po’ nello spazio vuoto in equilibrio fra qualcosa che non conosciamo affatto e qualcosa che conosciamo fin troppo bene. Proprio lì, in quel meraviglioso spazio e tempo sospeso fra non più e non ancora può succedere qualcosa di nuovo.

 

I colori

Un pezzetto di copertina, un leggero svelamento. Tanto colore, nella vita, nello sperimentare, nel viaggiare, nello stare. L’arancio della papaya, il giallo del mango, il viola dell’açai, bacca dell’Amazzonia superfood, l’azzurro del mare, il rosa acceso dei tramonti, il verde delle palme ma anche dei banchi, il nero dell’abito. E questo sì che è un’indizio.

(continua…)